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mercoledì 10 marzo 2010

Dove sono i nostri alunni?


Quando sono in classe, seduti nei banchi, ubbidienti al richiamo di condizioni e regole di ascolto, di comportamento, di istruzione, separati spesso dal compagno con cui hanno tanto da dire, con cui hanno interessi comuni, con cui potrebbero “distrarsi”, dove sono i “nostri alunni”?

L’insegnante li vede, sono lì, presenti e in silenzio, all’ascolto della lezione…senza essere ascoltati.
In realtà con la loro mente sono altrove -…perennemente connessi con il
mondo esterno, con il proprio ambiente personale, il proprio “personal
environment”, che è cosa diversa dal “personal learning environment
- (da “Coltivare le connessioni”, Andreas Robert Formiconi). E’ una situazione ricorrente e diffusa che i nostri studenti siano connessi con il mondo e isolati a scuola! Proprio la scuola, che, invece,
-…in questa fase di turbolenta transizione verso la società della conoscenza, dovrebbe … educare i cittadini a considerare il proprio “personal environment” come un PLE-, cioè come un PERSONAL LEARNING ENVIRONMENT, l’ambiente in cui si vive un’esperienza di apprendimento, tecnicamente -…il PLE non è altro che un mazzetto di feed mantenuti in un aggregatore, vale a dire un apposito servizio web che chiunque può imparare ad usare in pochi minuti. I feed non sono altro che degli indirizzi internet che ogni sito web offre e che, una volta introdotti nel proprio aggregatore, consentono di appurare in qualsiasi momento in quali siti fra quelli messi nel mazzo ci sia qualcosa di nuovo.- (da “Coltivare le connessioni”, Andreas Robert Formiconi). Se a scuola la personalizzazione si può rintracciare nei voti, il PLE è un ambiente di apprendimento necessariamente personale, diverso dagli altri.

Se il "tempo di scuola vuole essere "tempo di apprendimento", è necessario che, quell’insegnante seduto ancora in cattedra, chiuso nell’aula, controllante e fiero del suo sapere, si connetta con il mondo della “società della conoscenza”, conoscenza non intesa come sapienza fine a se stessa, ma come patrimonio accessibile a tutti e che tutti possono produrre negoziando attraverso la discussione e la partecipazione.

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